Il revenge dress, il vestito di Lady Diana.

 

Tutta la storia del revenge dress, il vestito di Lady Diana che ha segnato un’epoca

Dal 1994 alla quinta stagione di The Crown, cosa ci insegna l’iconico abito nero indossato dalla Principessa del Galles


Quando a novembre 2020 stava per debuttare la quarta stagione di The Crown, nel mondo non si parlava d’altro che di Lady Diana (inizialmente interpretata da Emma Corinn) e di come la costumista Amy Roberts avrebbe ricreato i capi iconici del suo guardaroba. È allora che, in un lungo articolo pubblicato dal New York Times, Vanessa Friedman si è chiesta perché ci importasse (e, viste le discussioni nate in vista di The Crown 5, ci importa tutt’ora) così tanto degli abiti indossati dalla principessa del Galles.

«Diana non ha spinto designer e seguaci verso nuove direzioni perché ha indossato i suoi vestiti in un modo particolarmente creativo», ha scritto la giornalista statunitense, «Diana non era uno di quei personaggi pubblici con uno stile personale riconoscibile. Piuttosto, la più grande tendenza che abbia mai stabilito è stata quella di usare i propri abiti come una banderuola personale, […] per comunicare direttamente con il mondo esterno anche quando stava semplicemente sorridendo. Indossava le sue emozioni […]. E poiché tutti potevamo vederle, potevamo relazionarci con lei».

abiti iconici inverno 2022 lady diana the crown
Lady Diana, Londra, 1994.
GETTY IMAGES

A due anni di distanza, la nota serie diretta da Peter Morgan è tornata a raccontare le avventure della Corona britannica con una nuova stagione (la quinta) dedicata agli avvenimenti che hanno scritto la storia degli anni Novanta. Come ha scritto Ashley Maloy sul Washington PostThe Crown è entrata nella gloriosa revenge era di Lady D (ora Elizabeth Debicki). Una vendetta, verso Carlo ma soprattutto verso le restrizioni della monarchia da cui è stata a lungo imprigionata, che Diana ha servito attraverso la moda e che ha trovato la sua massima espressione nell’iconico tubino nero che tutti conoscono proprio come «Revenge dress».

Correva l’anno 1994 quando, subito dopo la messa in onda di un’intervista televisiva in cui Carlo dichiarava pubblicamente di averla tradita, Lady D decide di indossare a sorpresa un sensualissimo vestito realizzato da Christina Stambolian durante l’evento di gala organizzato da Vanity Fair a cui avrebbe preso parte quella stessa sera. «Voglio brillare come un milione di dollari», aveva comunicato alla stylist Anna Harvey. Nel giro di poche ore, la principessa del Galles è arrivata alla Serpentine Gallery di Londra con un abito che rompeva ogni regola. Rivoluzionario a tal punto da restare nell’armadio per ben tre anni prima di allora, era caratterizzato dal tessuto scuro (tendenzialmente rilegato all’abbigliamento da lutto tra i reali) e dal taglio sinuoso, a sua volta valorizzato da scollo vertiginoso e cortissimo orlo asimmetrico. Calze nere velate, collana di perle (ricevuta in dono dalla regina d’Inghilterra) e tacchi alti completavano l’opera.

The Crown 5: Elizabeth Debicki indossa l’iconico revenge dress di Lady Diana



Il revenge dress è stato uno dei primi spoiler arrivati dal set di The Crown 5Non a caso, in seguito alle prime anticipazioni è stato per settimane al centro di ogni discussione riguardante le speranze e i pronostici per la penultima stagione della serie. Intervistata da Alice Cary per British Vogue, l’attrice Elizabeth Debicki ha rivelato di aver provato una grande pressione dettata dalla responsabilità di indossare un abito dalla tale carica simbolica: «I fitting sono stati lunghissimi, è un abito complesso. Ma mentre aspettavo pensavo all'importanza di quel vestito, molto risqué per l'epoca. Diana voleva reclamare il suo spazio: quando esce da quell'auto, così luminosa, forte, veloce, è una cosa straordinaria da vedere».

Ancora oggi, il vestito della vendetta occupa un posto speciale nell’immaginario culturale comune. Camila Cabello, Bella Hadid, Taylor Swift, Jennifer Aniston o Julia Fox sono solo alcune delle icone dello show business che ne hanno tratto ispirazione, stilisticamente o anche solo simbolicamente. Menzione d’onore anche a Meghan Markle, che ha reinventato il revenge dress in svariate occasioni nel corso degli ultimi giri intorno al sole.

Elizabeth Debicki Wears The 'Revenge Dress' As Princess Diana In 'The Crown'


BLACK PANTHER IL FILM.

 

BLACK PANTHER, PERCHÉ IL PRIMO FILM È MIGLIORE DI WAKANDA FOREVER

Black Panther: Wakanda Forever deve raccogliere il pesante testimone del film che aveva Chadwick Boseman per protagonista, ma ne è all'altezza?



Black Panther Wakanda Forever ha convinto la critica e il pubblico, come dimostrano un rating dell'87% su Rotten Tomatoes e uno degli incassi migliori di sempre per l'MCU in un weekend di debutto. Tuttavia, come vi abbiamo spiegato nella recensione di Black Panther: Wakanda Forever, la produzione firmata da Ryan Coogler non è perfetta: al contrario, Wakanda Forever ha alcuni problemi, specie dal punto di vista narrativo, con una sezione centrale piuttosto confusionaria e che potrebbe non piacere a tutti. D'altro canto, l'eredità del primo Black Panther, una delle pellicole unanimemente considerate tra le migliori dell'intero MCU, sarebbe stata un peso enorme sulle spalle di ciascun film, figuriamoci di uno sviluppato nelle particolari condizioni di Black Panther Wakanda Forever, che ha perso il suo protagonista a lavori già iniziati. Cerchiamo però di analizzare a freddo i due film sul Wakanda: quale capitolo della saga cinematografica di Pantera Nera è il migliore?

Un regno senza il suo Re

Inutile girarci intorno: il primo Black Panther funziona meglio di Wakanda Forever anche e soprattutto grazie alla presenza di un attore di enorme carisma come Chadwick Boseman. Sia ben chiaro, il film appena uscito fa tutto il possibile per onorare la memoria dell'attore, suscitando, soprattutto nei primi momenti e nella scena mid-credits, anche qualche lacrima tra i fan più accaniti.


Però Chadwick non c'è più, e il suo vuoto si sente: nessuno degli altri personaggi del film riesce ad elevarsi al livello della prima Pantera Nera, compresa l'eroina che ha il compito di succedergli. Prevedibile e anche giusto, questo è ovvio: l'epopea della prima Black Panther dell'MCU è finita troppo presto, e il personaggio di Shuri non era ancora pronto, anche in termini di costruzione narrativa, a ricevere il costume. Ovviamente Marvel ha dovuto fare di necessità virtù, e comunque non possiamo dire che la nuova Pantera Nera non convinca. Tuttavia, al confronto con T'Challa, la Black Panther di Shuri sfigura. Sembra anzi che la mancanza di un protagonista particolarmente carismatico abbia permesso ai personaggi "di contorno" come la Regina Ramonda e Namor (ma anche Nakia, Ironheart e Okoye) di imporsi al fianco di Shuri, ritagliandosi uno spazio che nella pellicola originale non avevano, perché era (quasi) tutto diviso tra i due personaggi di T'Challa e di Killmonger (la cui apparizione a sorpresa, non a caso, è uno dei momenti di maggiore impatto di tutto Wakanda Forever).

Lo ripetiamo: il fatto di far stare la nuova Black Panther "un passo indietro" è probabilmente voluto ed è una scelta che denota maturità e rispetto nei confronti di Chadwick Boseman. Dall'altra parte, però, tutto il cast di contorno della pellicola sembra non aver ricevuto una caratterizzazione così piena come il ruolo che ha dovuto assumere nel film imponeva: un problema quasi sicuramente dovuto alla logica seriale del MCU, che per esempio non ha permesso l'approfondimento dei personaggi di Namor, Ironheart e Okoye per lasciare spazio a futuri show che li avranno per protagonisti o co-protagonisti.

Non a caso, la serie su Ironheart è già stata annunciata, mentre pare che anche uno show sul Wakanda per Disney+ sia in lavorazione e, stando alle ultime sequenze di Wakanda Forever, anche Namor potrebbe ricevere un film standalone o almeno apparire in una futura pellicola Marvel. Al contrario, uno dei pregi di Killmonger in Wakanda Forever era proprio la sua parabola autoconclusiva, che ha permesso a Michael B. Jordan e a Ryan Coogler di sviluppare appieno il personaggio, rendendolo decisamente più iconico di qualsiasi eroe e villain apparso nella pellicola sequel.

Complessità contro semplicità

Accanto ai personaggi, uno dei nodi più problematici di Black Panther: Wakanda Forever è sicuramente quello della trama. Giudicata intricata e mal ritmata da alcuni critici, l'evoluzione della storia del film è il suo tasto dolente, specie nella fase centrale della narrazione, che dilata molto i tempi e talvolta finisce per perdersi su sé stessa (senza però rendere il film noioso, questo va detto).

 certamente il merito di mantenere una trama più lineare e semplice, che però fornisce la sponda per sequenze di azione più tese e combattimenti più spettacolari (e frequenti) di quelli visti in Wakanda Forever. Anche in questo caso, comunque, stiamo parlando di un fattore pienamente soggettivo: un cinecomic che vira più verso il drammatico potrebbe essere molto gradito da alcuni fan e odiato da altri (esattamente come successo per Eternals l'anno scorso). Molti potrebbero amare Black Panther: Wakanda Forever alla follia, riconoscendone il merito di tentare di "elevare", almeno per complessità narrativa, la classica trama di un cinefumetto, alzando l'asticella della componente drammatica a quasi da thriller a discapito di quella più squisitamente action. Altri, invece, rimarranno sicuramente contrariati da questa scelta, preferendo invece una pellicola più canonica come lo è stato il film che aveva per protagonista Chadwick Boseman.


Il discorso che abbiamo fatto per la trama si riflette direttamente sulla morale di Black Panther 2. Se il primo film sul Re del Wakanda metteva al centro le tematiche dell'emancipazione della comunità nera, specie negli Stati Uniti, contrapponendo due visioni opposte (una violenta e una pacifista) su come ottenerla e mostrando uno spaccato incredibilmente realistico della permanenza del razzismo in diversi contesti sociali americani, Wakanda Forever è una dura critica al colonialismo, tirando in ballo non solo le potenze storicamente associate all'imperialismo (per esempio la Francia), ma anche gli Stati Uniti, nuovamente bersagliati dalla critica di Ryan Coogler.

Anche in questo caso, Wakanda Forever cerca di fare l'unica cosa possibile per un sequel, decidendo di non battere sulle stesse corde del predecessore e innalzando a livello speculativo il proprio messaggio, che da sociale si fa politico. Il rischio è evidente: risultare meno diretto nei confronti dello spettatore. Mentre il primo Black Panther rappresentava, in alcuni casi, un vero e proprio pugno allo stomaco, specie per uno spettatore americano (e soprattutto in un contesto come l'America del 2018), il sequel è un film la cui morale si fa sì più elevata, ma anche più sfuggente, rivolgendosi ad un pubblico forse più "intellettuale" e meno universale della pellicola precedente, o forse semplicemente ad una nicchia più ricettiva di spettatori. Ciò non toglie che Wakanda Forever riesca a far passare un potente messaggio politico, seppur meno evidente e di facile comprensione per lo spettatore medio.

Due piazze per la pace ma su armi a Ucraina restano le distanze

 

Il giorno delle due manifestazioni per la pace

La più grossa è quella di Roma, nata dopo ambiguità e litigi nel centrosinistra; quella di Milano è più decisa a favore dell'Ucraina


 La manifestazione per la pace a Roma 

Sabato pomeriggio sono partite, a Roma e Milano, due manifestazioni per la pace riguardanti la guerra in Ucraina: quella di Roma organizzata da varie associazioni, a cui hanno aderito praticamente tutte le forze del centrosinistra, e quella di Milano organizzata da varie forze di centro come Azione. Le due manifestazioni sono in un certo senso concorrenti, anche se parte delle polemiche politiche che c’erano state nelle scorse settimane è stata risolta.

La manifestazione più grossa è partita subito dopo pranzo a Roma, con un corteo diretto a piazza San Giovanni a cui hanno partecipato, secondo la questura, circa 30 mila persone, e 100 mila secondo gli organizzatori. Questa manifestazione era stata organizzata originariamente da una serie di associazioni come ARCI, ACLI, sindacati e moltissime altre, ma quasi immediatamente vi aveva aderito il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, che di fatto aveva cercato di farne un evento politico per rilanciare le proprie opinioni sull’Ucraina.

Conte – come in realtà varie associazioni organizzatrici della manifestazione – ritiene ormai da mesi che sia necessario interrompere l’invio di armi alla resistenza ucraina, e che sia urgente trovare una soluzione diplomatica al conflitto. Questa posizione è spesso stata ritenuta ambigua e troppo vicina alle istanze del regime russo di Vladimir Putin, perché allo stato attuale un negoziato di pace renderebbe inevitabile che l’Ucraina facesse ampie concessioni territoriali al paese che l’ha invasa (senza contare che Putin non ha mai accettato nessuna forma di dialogo finora).

La manifestazione per la pace a Roma

Per questo, quando a ottobre Conte annunciò la sua adesione alla manifestazione di Roma, ci furono grossi litigi tra le forze di centrosinistra. Azione, il partito centrista di Carlo Calenda, e altre associazioni decisero di organizzare una marcia concorrente e più apertamente favorevole all’Ucraina, chiamata “Slava Ukraini”, cioè “gloria all’Ucraina”. È la manifestazione che sabato pomeriggio è partita a Milano.

Il Partito Democratico, invece, rimase tutto sommato spiazzato: cercò di organizzare una terza manifestazione a metà ottobre, ma con poco successo.

Nelle ultime settimane, però, le cose si sono parzialmente ricomposte. Gli organizzatori della marcia romana si sono anzitutto allontanati dai tentativi delle forze politiche e in particolare del M5S di “mettere il cappello” sulla manifestazione, come si dice in gergo, e hanno chiesto che non fossero esposte bandiere di partito. Inoltre hanno parzialmente modificato la loro posizione – anche se lo negano – contribuendo a ridurre l’impressione di un’equidistanza tra le posizioni ucraine e quelle russe. Gli slogan della manifestazione, ora, sono sì pacifisti ma anche a sostegno del popolo ucraino, per cui a «Cessate il fuoco subito» si affianca «Solidarietà con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre».

Questo ha posto le condizioni perché anche il PD potesse partecipare alla manifestazione di Roma. Ha partecipato dunque il leader uscente Enrico Letta, assieme a gran parte della dirigenza, e anche i militanti del partito sono stati invitati a prendere parte.

La manifestazione per la pace a Roma

Alcune divisioni comunque sono rimaste. Durante la manifestazione, Conte ha detto: «Non si azzardi questo governo a fare un ulteriore invio di armi senza venire a confrontarsi in parlamento». Letta invece ha detto di aver partecipato «per la pace, per l’Ucraina, perché finisca questa guerra e perché finisca l’invasione della Russia». Ci sono state anche alcune spaccature dentro al PD: alcuni esponenti più centristi del partito tra cui Carlo Cottarelli, eletto con il PD, non hanno partecipato alla marcia di Roma, ma a quella di Milano.




Chiara Ferragni e il suo pandoro rosa.

 

Chiara Ferragni firma... un pandoro rosa, a sostegno dei bambini bisognosi di cure


Chiara Ferragni si associa a Balocco per un Natale solidale, con un pandoro rosa i cui proventi saranno devoluti alla ricerca dell'Ospedale Regina Margherita di Torino in sostegno dei bambini affetti da gravi patologie

Manca poco più di un mese al Natale, e con il suo avvicinarsi si fanno vive anche le prime idee regalo, le decorazioni per la casa, la voglia di assaporarne i dolci più tipici. Non è un caso, quindi, che Chiara Ferragni in collaborazione con Balocco sveli ora la sua iniziativa benefica: un pandoro a sostegno dei bambini bisognosi di cure, in particolare affetti da patologie quali l'Osteosarcoma e il Sarcoma di Ewing. L'influencer ed imprenditrice digitale, 35 anni, decide così di legare il suo progetto solidale all'Ospedale Regina Margherita di Torino. I proventi delle vendite serviranno a finanziare un percorso di ricerca incoraggiato dall'istituto, attraverso l'acquisto di nuovi macchinari. 

Il Pandoro Pink di Chiara Ferragni e Balocco
Il Pandoro Pink di Chiara Ferragni e Balocco 
Sebbene si chiami Pandoro Pink, il dolce natalizio di Chiara Ferragni è quindi molto più che un semplice pandoro rosa. Non manca, certo, il lato modaiolo del packaging, che oltre a richiamare il brand della mamma di Leone e Vittoria con il simpatico logo a forma di occhio, impresso anche sulla coccarda rossa, vede disegnata una piccola mascotte di Chiara, che in versione Babbo Natale traina la slitta con le renne. Ultima chicca: lo spolvero per zucchero a velo, all'interno, è rosa. 

Chiara Ferragni ed il marito Fedez sono già noti, tra gli altri motivi, per associare il loro nome a cause importanti, facendosene promotori attraverso le loro seguitissime pagine social e spingendo sul loro appeal tra il pubblico più giovane. Esempio più alto ne è stata la raccolta fondi nel momento più duro dell'epoca Covid in Italia, nel 2020: con quasi 4,5 milioni di euro raccolti per potenziare le terapie intensive del San Raffaele di Milano, il loro crowdfunding è stato uno dei più grandi d'Europa.


Le labbra secche come idratarle.

 

Come idratare le labbra secche, senza burrocacao

Le labbra secche e screpolate si sconfiggono con la giusta dose di idratazione, tra texture nutrienti e ingredienti lenitivi ed emollienti. Il prodotto da aggiungere al beauty-case? Lo scrub


Rimedi a portata di mano

Succede con una certa regolarità: basta una piccola disattenzione per ritrovarsi con labbra secche e screpolate, persino doloranti. La causa principale è la disidratazione, o meglio, la riduzione della loro componente acquosa.

La labbra, infatti, sono estremamente delicate e hanno bisogno di cure costanti e attente. La pelle, infatti, è molto più sottile rispetto al resto del corpo, lasciando i vasi sanguigni molto visibili. L’assenza di follicoli piliferi, ghiandole sudoripare e sebacee, inoltre, rende le labbra davvero sensibili a sbalzi di temperatura e agenti atmosferici (vento e raggi UV, in primis). Naturalmente, anche le abitudini sbagliate possono dare vita a labbra secche e screpolate. 

Per non avere le labbra secche, poi, è importante curare l’alimentazione e tenere sotto controllo eventuali allergie. Una carenza vitaminica o il rossetto sbagliato, infatti, possono possono rendere le labbra secche e doloranti a causa delle screpolature.

Come riconoscere le labbra screpolate? I sintomi più comuni sono bruciore e rossore, ma anche desquamazione e una sensazione di secchezza generalizzata. Per fortuna, i rimedi sono pochi e semplici. E, no, non si tratta solo di scegliere il burrocacao giusto.

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Come idratare le labbra secche? I rimedi

Indubbiamente, il rimedio più semplice per contrastare le labbra secche è utilizzare il classico burrocacao, anche in versione fai da te. Idratanti ed emollienti, balsami e stick sono l’ideale per idratare le labbra e riparare il film protettivo, anche con azione preventiva.

Se le labbra sono secche e screpolate in modo particolarmente accentuato, i rimedi migliori sono, invece, in crema e concentrati. Adatti, dunque, a riparare i danni più gravi. Da non sottovalutare l’azione di scrub labbra delicati, che possano eliminare le pellicine e permettere un’idratazione più mirata.

A essere importante, ovviamente, è la costanza. Per non avere le labbra secche, infatti, è fondamentale costruire una routine idratante e nutriente quotidiana.

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Pexels

Labbra secche, screpolate e doloranti: gli ingredienti giusti

Per idratare le labbra senza burrocacao occorre trovare gli ingredienti giusti. Gli oli vegetali come quello di oliva, di avocado, di mandorle dolci o di karité, ad esempio, agiscono nutrendo e labbra e regalando alla pelle un booster di vitamina E. Allo stesso modo, burro di cacao e di karité forniscono morbidezza e setosità, proprio come la cera d’api.

Come idratare le labbra senza burrocacao? L’ideale è affidarsi a estratti di piante lenitivi come iberico e aloe, ma anche miele e propoli. O, semplicemente, a un classico come l’acido ialuronico. Per un trattamento quotidiano delle labbra, infine, non può mancare la protezione solare e non solo quando l’esposizione solare è diretta.

Cosa mettere sulle labbra secche: questione di texture

Per regalare un’idratazione leggera alle labbra secche, burri e cere sono perfetti perché non ungono eccessivamente l’area. Al contrario, ovviamente, per un’azione più intensa è necessario scegliere texture più ricche, come le creme o i balsami. In questo caso, a fare la differenza è l’applicazione: creando uno strato più spesso, infatti, è possibile dare vita una vera e propria maschera per labbra secche.

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Realizzate in biocellulosa e imbevute di ingredienti benefici e acido ialuronico, infine, le lip masks sono perfette per un trattamento express da utilizzare anche prima del trucco. Un booster nutriente che “sigilla” l’idratazione all’interno delle labbra, allontanando la secchezza.

Scoprite nella gallery tutte le alternative al burrocacao per sconfiggere le labbra secche.

La prima borsa realizzata con i funghi. Firmata Stella McCartney.

 

Arriva la prima borsa realizzata con i funghi. Firmata Stella McCartney

Si chiama Frayme Mylo ed è la prima borsa di lusso in commercio realizzata con la “pelle vegana” alternativa ricavata dai funghi. E ne sentiremo molto, molto parlare.



Vegan is the future!

Stella McCartney

Natalia Vodanova posa con la nuova Frayme Mylo Bag (courtesy photo Instagram)

Questo è il decennio decisivo e se non agiamo con decisione, sappiamo quali saranno le conseguenze». Stella McCartney aveva commentato così, lo scorso novembre, appena atterrata a Glasgow in rappresentanza dell’«unico marchio di moda presente alla COP26». Il suo. Pioniera di una moda a basso impatto ambientale che ai suoi esordi, 20 anni fa, la rendeva “impopolare” ai più, oggi Stella McCartney è una piccola grande certezza. Sperimenta, educa, si impunta. Sogna sempre in grande. Ormai lo sappiamo, i suoi lanci moda non sono mai fini a se stessi. Come l’ultimo di questi giorni, che coinvolge la sua nuova linea di borse vegane di lusso. Un traguardo assoluto di cui sentiremo molto parlare.

Stella McCartney

courtesy photo Instagram Stella McCartney

Le borse vegan “ai funghi”

Si chiama Frayme Mylo ed è la prima borsa di lusso in commercio realizzata con il materiale vegano organico prodotto in laboratorio. È dal 2018 che Stella McCartney mostra interesse per Mylo, un tessuto innovativo ricavato dal micelio, l’apparato vegetativo dei funghi. La designer aveva infatti già collaborato con l’azienda produttrice, Bolt Threads, per creare un prototipo della sua iconica borsa Falabella. Poi presentata in anteprima alla mostra Fashioned from Nature al Victoria & Albert Museum di Londra. Sviluppata attraverso un processo all’avanguardia che replica le condizioni sotto il suolo della foresta all’interno di una struttura di allevamento verticale, il materiale bio-based risultante è morbido, flessibile e completamente sostenibile. Oggi la designer, dopo aver portato la sua Frayme Mylo in passerella con la collezione Primavera Estate 2022 nell’ottobre 2021, è pronta a lanciare nei negozi la sua “creatura”. Prezzo: 1.995 sterline. Produzione: una tiratura limitata di 100 borse, per ora disponibile solo in nero. Ciascuna numerata individualmente. Con la previsione di integrare la collezione dal 2023.

La Stella McCartney Revolution

«Portare sul mercato la prima borsa di lusso mai realizzata da Mylo è un’enorme pietra miliare per i consumatori coscienziosi. Ma anche per l’industria dei biomateriali e il futuro della moda di lusso». Così ha commentato Dan Widmaier, fondatore e CEO di Bolt Threads. In effetti, gli esperti di sostenibilità concordano sul fatto che per portare su scala globale materiali innovativi è fondamentale avere il supporto dei marchi. Così come degli investitori. Stella McCartney è stata una delle prime sostenitrici del micelio. Si è unita al consorzio di sostenitori del marchio Bolt Threads insieme a Lululemon, Kering e Adidas.

«Ogni minuto che passa, un campo da calcio scompare dall’Amazzonia. E l’80% di quelle zone viene utilizzato per il pascolo dei bovini. Il futuro della moda e del nostro pianeta è cruelty-free». Così aveva dichiarato a COP26 la stilista. E così, da diversi anni, dà il buon esempio.



Raffreddore come curarlo.

 

Come bloccare in modo rapido e naturale il raffreddore

Metodi naturali per arginare il flagello del comune raffreddore, prima che esploda del tutto.



raffreddore rimedi naturali

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Respiro chiuso e affannato, tossettina e quel fastidioso “tirare su” col naso incessante e a tratti “indecente”. Tra gli svariati mantra della stagione autunno/inverno, ce n’è uno che coinvolge tutti, e persino dall’epoca pre-pandemica. Il comune raffreddore. Generalmente è innocuo, ma non per questo purtroppo meno invadente. Il naturopata Olivier Panisset ha offerto molti consigli da utilizzare ai primi sintomi, per prevenirne l’insorgenza. O almeno arginare il fastidio. Il punto di partenza? Raffreddore e rimedi naturali vanno a braccetto. Fino alla vittoria.

raffreddore rimedi naturali

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Attenzione alla dieta

Mentre il cibo fornisce al corpo i nutrienti essenziali, digerirlo richiede energia. Fin dai primi sintomi, è fondamentale risparmiare questa energia per mobilitarla nella lotta contro il raffreddore. Per fare ciò, meglio evitare gli alimenti che richiedono uno sforzo particolare da parte dello stomaco. Un esempio? Bandire per un po’ i cereali (riso, grano, segale, ecc.) e i grassi animali.

«In natura, gli animali smettono di mangiare quando sono malati. È un istinto naturale». Così ha spiegato Olivier Panisset. Che fare quindi? La cosa migliore sarebbe digiunare per un giorno. Se ciò non è possibile, l’esperto suggerisce di optare per una dieta a base solo di frutta e verdura per 24 ore. «In questo caso il cibo può essere consumato in tutte le sue forme (crudo, al forno, in umido, in purea) ma facendo attenzione a non aggiungere nulla alla preparazione, come zuccheri o grassi. Per evitare ogni ulteriore sforzo digestivo».

 Photo by Matteo Vistocco on Unsplash


Photo by Matteo Vistocco on Unsplash

Gli aiuti per il fegato

Non sono in molti a sapere che il fegato è un organo essenziale per fermare il comune raffreddore. «È la parte depurativa dell’organismo, elabora le tossine e i batteri», ricorda il professionista. Quando compaiono i primi sintomi del malessere, la sfida è quindi quella di aumentare il lavoro di questo organo. Come? Basta qualche accorgimento e una dieta adeguata. Vi elenchiamo qui sotto quali possono essere.

Gli alimenti dei miracoli

Tra gli alimenti che supportano il fegato ci sono alcune erbe magiche. Tra queste, il desmodio e la curcuma, che possono essere usati come cura per 20 giorni. Disponibile nei negozi di prodotti biologici o in farmacia, il primo si trova sotto forma di fiale e il secondo sotto forma di gocce o compresse. «Possiamo anche consumare la curcuma direttamente allo stato radicale (grattugiata, infusa ecc.), ma sarà meno concentrata».

Photo by Julia Topp on Unsplash

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Il caldo come panacea

Per agevolare il buon funzionamento del fegato può essere utile mettere una borsa dell’acqua calda sulla zona del fegato. «L’effetto dilatante sui vasi sanguigni consente un maggiore apporto di ossigeno, che lo aiuterà a funzionare meglio», spiega lo specialista. Anche un bagno o doccia fredda possono aiutare, spiega l’esperto, perché simulano il calore della febbre e sfogano il malessere sin dal principio.

oli essenziali stimolanti

Il potere delle piante

Ravintsara e Tea Tree, questi i migliori oli essenziali. Sono antivirali e antibatterici molto potenti. L’assunzione di tre gocce, mescolate in un cucchiaio di olio o miele, mattina, mezzogiorno e sera, aiuta il corpo a liberarsi dei germi. Ma questi oli essenziali sono efficaci anche attraverso la pelle. «Potete mescolare 10 gocce di olio vegetale per massaggiare sul petto». Altro toccasana è l’estratto di semi di pompelmo. «Combatte efficacemente gli agenti patogeni (fattori che causano malattie), in particolare quelli responsabili del raffreddore e dell’influenza», e alza le difese immunitarie.

Molto efficace nel potenziare il sistema di difesa dell’organismo è anche l’echinacea. Perfetta anche per essere assunta in via preventiva. Dalle prime manifestazioni del freddo, possiamo assumere da 10 a 20 gocce (a seconda della concentrazione del prodotto), tre volte al giorno, per quindici giorni.

Prevenire è meglio che curare

Ci sono misure preventive che possono impedirci di ammalarci. E ogni anno sembriamo dimenticarcele. Per prima cosa è importante dormire bene in modo che il sistema immunitario possa riposare. Inoltre, una dieta equilibrata ricca di vitamina C e una sufficiente idratazione sono essenziali per evitare di soccombere al raffreddore. «L’acerola, il kiwi o anche il prezzemolo hanno un contenuto di vitamina C molto alto», per esempio.

«Bisogna inoltre ricordarsi di ventilare gli ambienti anche in inverno, in modo che i virus non ristagnino in un luogo caldo e umido, favorevole al loro sviluppo», aggiunge il naturopata. A queste abitudini quotidiane, infine, possiamo aggiungere un ciclo di tre mesi di probiotici, che avrà l’effetto di rafforzare la flora batterica dell’intestino e, così facendo, stimolerà le difese dell’organismo. Il naturopata ci ricorda: «L’80% del sistema immunitario si trova nell’intestino». E sarà il caso di non dimenticarlo.

Annalisa è la nuova beauty ambassador della Maison per l'Italia YSL.

 

Annalisa è la nuova Local Muse di YSL Beauty

La cantante è la nuova beauty ambassador della Maison per l'Italia, tra labbra infuocate dal rossetto e uno sguardo reso audace dal mascara

Annalisa for The Bold

Courtesy of YSL Beauty Press Office

Quella volta ti aspettavo in Saint Laurent, ero bellissima. Bellissima! Con il singolo Bellissima uscito il 2 settembre 2022, Annalisa ci aveva già rivelato tutto, senza che lo sapessimo. La cantante da 18 Dischi di Platino e 12 Dischi d’Oro, infatti, è il nuovo volto rappresentativo di Yves Saint Laurent Beuty.

Una musa sensuale e giocosa, ma anche determinata ed energica, che incarna la natura della Maison. «Ho scritto Bellissima in un momento decisivo della mia carriera», racconta Annalisa. «Quell’attimo in cui ti guardi allo specchio e decidi che, una volta azzerati tutti i filtri, puoi finalmente costruire qualcosa di completamente nuovo». Il momento giusto per far brillare la luce dentro di sé.

Un’anima determinata, libera e coraggiosa, che non nasconde i suoi contrasti. La canzone, che segna la svolta da cantautrice di Annalisa, «è un racconto sofferto, un pugno nello stomaco. Ma scritto con autoironia e un pizzico di isteria romantica», afferma la cantante. «Ti fa ballare, sì, ma con le lacrime. È esattamente come sono io».


Annalisa per YSL Beauty: il make up audace firmato Valter Gazzano

Opera di Valter Gazzano, National Make-Up Artist YSL Beauty, il trucco di Annalisa incarna le tendenze trucco dell’autunno 2022. A partire da un incarnato perfetto, realizzato con All Hours Foundation. E applicato sapientemente, sfruttando le caratteristiche della formula con 77% di  base skincare e una texture impalpabile.


Annalisa for The Bold

Courtesy of YSL Beauty Press Office

Quella volta ti aspettavo in Saint Laurent, ero bellissima. Bellissima! Con il singolo Bellissima uscito il 2 settembre 2022, Annalisa ci aveva già rivelato tutto, senza che lo sapessimo. La cantante da 18 Dischi di Platino e 12 Dischi d’Oro, infatti, è il nuovo volto rappresentativo di Yves Saint Laurent Beuty.

Una musa sensuale e giocosa, ma anche determinata ed energica, che incarna la natura della Maison. «Ho scritto Bellissima in un momento decisivo della mia carriera», racconta Annalisa. «Quell’attimo in cui ti guardi allo specchio e decidi che, una volta azzerati tutti i filtri, puoi finalmente costruire qualcosa di completamente nuovo». Il momento giusto per far brillare la luce dentro di sé.

Un’anima determinata, libera e coraggiosa, che non nasconde i suoi contrasti. La canzone, che segna la svolta da cantautrice di Annalisa, «è un racconto sofferto, un pugno nello stomaco. Ma scritto con autoironia e un pizzico di isteria romantica», afferma la cantante. «Ti fa ballare, sì, ma con le lacrime. È esattamente come sono io».

Annalisa per YSL Beauty: il make up audace firmato Valter Gazzano

Opera di Valter Gazzano, National Make-Up Artist YSL Beauty, il trucco di Annalisa incarna le tendenze trucco dell’autunno 2022. A partire da un incarnato perfetto, realizzato con All Hours Foundation. E applicato sapientemente, sfruttando le caratteristiche della formula con 77% di base skincare e una texture impalpabile.

«Per un’applicazione ottimale», spiega Valter Gazzano «è importante scorrere dal centro del viso verso l’esterno per unificare l’incarnato e – dove necessario – tamponare per aumentare la copertura. Per un effetto più naturale, si può applicare il fondotinta anche con i polpastrelli oppure con una spugnetta, per un finish più professionale».

Una volta sottolineato lo sguardo con il mascara, il gran finale è rappresentato dall’audacia del rossetto Rouge Pur Couture The Bold. Dalla texture morbida e con un finish satinato quasi impercettibile, veste le labbra con olio di papavero rosso (proveniente dagli Ourika Community Gardens di YSL Beauty in Marocco) e olio d’uva.

Annalisa per YSL Beauty

Courtesy of YSL Beauty Press Office

Il suggerimento di Valter Gazzano per una stesura perfetta? «Appoggiare lo stick al centro del labbro superiore e sfumare verso le commessure», ripetendo l’operazione sul labbro inferiore. A fare la differenza, però, è il «leggero movimento a zig zag», che consente di dare al rossetto un aspetto naturalissimo.