Draghi ha detto che doneremo 45 milioni di dosi ai Paesi poveri
L'Italia si era impegna a destinare 15 milioni di vaccini al programma Covax, ma ora lo sforzo sarà triplicato. Nei Paesi a basso reddito solo il 2% degli abitanti ha ricevuto almeno una dose
Nella lotta al Covid "abbiamo fatto grandi progressi", ha aggiunto il presidente del consiglio, ma "ci sono ancora grandi disuguaglianze" nella distribuzione dei vaccini e su questo "bisogna essere pronti a essere più generosi". "La salute è un bene pubblico globale e dobbiamo preservarlo ovunque", ha inoltre rimarcato Draghi, sottolineando come la cooperazione internazionale sia "essenziale per fermare la pandemia e prevenire le future emergenze".
Il problema dei vaccini nei Paesi poveri
Il tema della scarsità dei vaccini nei Paesi in via di sviluppo andrebbe affrontato più che mai con urgenza. Secondo 'Our World in data', sito di pubblicazione scientifica dell'università di Oxford, a livello globale sono state somministrate 6 miliardi di dosi, con il 43,7% della popolazione che ne ha ricevuta almeno una. Ma mentre i Paesi sviluppati hanno vaccinato senza sosta, e alcuni Stati continuano a farlo, a Sud del mondo arrivano le briciole: solo il 2% di chi vive nei Paesi a basso reddito ha ricevuto almeno una dose.
Un problema per tutti perché, come ripetono da tempo gli esperti, tanto più il virus circola maggiore è la possibilità che nascano nuove varianti.
Secondo un recente rapporto di Airfinity, agenzia di ricerca che si occupa di analisi dati, attualmente si producono circa 1,5 miliardi di dosi al mese che arriveranno a 2 entro la fine dell'anno. Tra non molto dunque (si parla di fine anno) dovrebbero esserci dosi a sufficienza per tutta la popolazione mondiale, a patto di garantirne la redistribuzione
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