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Dieta vegana: tutto quello che non ci hanno mai detto

E' davvero più costosa, complicata e, soprattutto, apporta meno nutrienti al nostro organismo? Le risposte della nutrizionista

Sappiamo tutti che il veganismo è un movimento che propone l'adozione di uno stile di vita basato su risorse che non provengono dal regno animale e che punta, come fine ultimo, all'ecosostenibilità in termini di risparmio di acqua, riduzione delle emissioni di gas serra e minor utilizzo di terre fertili.

La nutrizionista autrice di best-seller Silvia Goggi, medico specialista in scienza dell’alimentazione,  in collaborazione con Babaco Market, il delivery anti-spreco di frutta e verdura 100% made in Italy, ci illustra falsi miti e verità sulla dieta vegana:

Quanti italiani seguono lo stile vegano

"La consapevolezza sull’impatto che le scelte alimentari hanno sul mondo e sulla qualità della vita degli esseri viventi aumenta tanto da diventare la prima e più importante ragione per decidere di abbracciare uno stile di vita vegano. L’ultimo rapporto Eurispes ha infatti evidenziato che il 2.4% degli italiani ha eliminato tutti i derivati animali dalla propria tavola.

Rispetto alle motivazioni che hanno portato a questo cambiamento nella dieta, per la maggior parte degli intervistati (23.1%) ha dichiarato di farlo per ragioni ambientali e per salvaguardare il pianeta e le sue risorse. Seguono le motivazioni salutistiche (21.3%) e di rispetto per gli animali (20.7%)” dice la dottoressa Goggi. 

Quali vantaggi per tutti dall’alimentazione vegana

“L’alimentazione plant based consuma meno acqua, causa l’emissione di meno gas serra e necessita di meno terre fertili per il suo sostentamento, posizionandosi come la scelta più coerente per chi ha a cuore il destino del pianeta.

Nutrire, allevare e smaltire le deiezioni degli animali da reddito per ottenere nutrienti utili all’uomo è un processo altamente dispendioso dal punto di vista di utilizzo di acqua e terreni fertili. Il 43% delle terre emerse (calcolate escludendo già ghiacciai e deserti) sono utilizzate per l’agricoltura intensiva (e l’83% di queste servono per coltivare vegetali che diventeranno mangime), e l’allevamento di animali per la produzione di cibo è, da solo, responsabile del 31% delle emissioni di gas serra (e del 56-58% di tutte le emissioni per la produzione di cibo in generale).

Ne vale la pena? No. I cibi animali così prodotti apportano il solo 37% delle proteine e solo il 18% delle calorie, che potrebbero benissimo essere assunte direttamente dai vegetali con notevole risparmio di risorse (acqua, terreno) ma anche con meno emissioni di gas serra”, commenta la Goggi

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