L’Italia come non s’era mai vista: una mappa per tracciare (e preservare) oltre 30 tipi di paesaggio
La “Carta della Natura” ha mappato finora 290 habitat terrestri italiani per conoscere aree di pregio ed ecosistemi a rischio. Il geoportale rivela un Paese a due velocità: per questo si tratta di uno “strumento tecnico unico per una corretta programmazione degli interventi previsti dal PNRR”
L’Italia come non s’era mai vista. Arriva l’identikit degli ambienti naturali del Belpaese, dai ghiacciai alpini ai crateri vulcanici meridionali, geolocalizzato e mappato in un geoportale accessibile a chiunque. Per scandagliare gli ecosistemi della prima “Carta della Natura” multimediale, basta cliccare su uno dei 290 habitat terrestri che compongono i 37 tipi di paesaggio descritti dai ricercatori. E scoprire quali ecosistemi stiamo maltrattando e quali invece resistono alla nostra pressione. Come in Friuli Venezia Giulia, dove i ghiacciai hanno subito una riduzione prossima al 50% a causa dei cambiamenti climatici. Che insieme al consumo di suolo, rappresentano la principale minaccia non solo alla biodiversità ma anche alla stabilità dei nostri ambienti urbani. Conoscere a quali rischi esponiamo il nostro territorio, ci permetterà di risparmiare e fare le cose per bene. Ovvero convogliare correttamente le risorse previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
“Nonostante il lavoro sia in fase di completamento, la superficie già studiata è ormai pari al 71% del territorio nazionale, ultimato in 15 Regioni e al foto finish nelle Marche e in Emilia Romagna”, segnala a Today Piero Genovesi, responsabile Pianificazione Territoriale e Tutela del Paesaggio all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) che ha coordinato il progetto. L’obiettivo è concludere entro l’anno prossimo con le restanti Lombardia, Piemonte e Alto Adige, anche se fin qui appare che le aree naturali di pregio siano il 30% del totale. “La cartografia ci restituisce però un’Italia a due velocità”, prosegue Genovesi. “Da un lato stiamo recuperando molti ambienti forestali che hanno raggiunto con una copertura del 26%. Ma dall’altro stiamo minacciando fortemente le acque dolci interne e le zone dunali. Basti pensa
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