I falsi miti e le fake news sulla dieta vegana
Il veganismo è uno stile di vita benefico per il benessere degli animali e per l'ambiente: ecco i falsi miti e le fake news più diffuse, per accrescere la consapevolezza sui benefici dell'alimentazione plant-based
Durante il mese di novembre si celebra il World Vegan Month, una ricorrenza istituita nel 1994 da Louise Wallis, all’epoca presidente della Vegan Society, per celebrare i 50 anni dalla nascita della prima organizzazione vegana della storia.
Il veganismo è un movimento che propone l'adozione di uno stile di vita basato su risorse non provenienti dal regno animale, e che dona tantissimi benefici al nostro pianeta, come un maggiore risparmio di acqua, la riduzione di emissioni di gas serra e il minor utilizzo di terre fertili.
Babaco Market, il delivery anti-spreco di frutta e verdura 100% made in Italy, ha collaborato con la dottoressa Silvia Goggi, medico specialista in scienza dell’alimentazione, nutrizionista, autrice di best-seller e divulgatrice sui benefici dell'alimentazione plant-based, per analizzare i dati e i falsi miti sulla dieta vegana. Ecco quali sono.
I numeri e dati socio demografici
“La consapevolezza sull’impatto che le scelte alimentari hanno sul mondo e sulla qualità della vita degli esseri viventi aumenta tanto da diventare la prima e più importante ragione per decidere di abbracciare uno stile di vita vegano. L’ultimo rapporto Eurispes ha infatti evidenziato che il 2.4% degli italiani ha eliminato tutti i derivati animali dalla propria tavola.
Rispetto alle motivazioni che hanno portato a questo cambiamento nella dieta, per la maggior parte degli intervistati (23.1%) ha dichiarato di farlo per ragioni ambientali e per salvaguardare il pianeta e le sue risorse. Seguono le motivazioni salutistiche (21.3%) e di rispetto per gli animali (20.7%)” ha dichiarato la dottoressa Goggi.
I vantaggi dell’alimentazione vegana
“L’alimentazione plant based consuma meno acqua, causa l’emissione di meno gas serra e necessita di meno terre fertili per il suo sostentamento, posizionandosi come la scelta più coerente per chi ha a cuore il destino del pianeta.
Nutrire, allevare e smaltire le deiezioni degli animali da reddito per ottenere nutrienti utili all’uomo è un processo altamente dispendioso dal punto di vista di utilizzo di acqua e terreni fertili. Il 43% delle terre emerse (calcolate escludendo già ghiacciai e deserti) sono utilizzate per l’agricoltura intensiva (e l’83% di queste servono per coltivare vegetali che diventeranno mangime), e l’allevamento di animali per la produzione di cibo è, da solo, responsabile del 31% delle emissioni di gas serra (e del 56-58% di tutte le emissioni per la produzione di cibo in generale).
Ne vale la pena? No. I cibi animali così prodotti apportano il solo 37% delle proteine e solo il 18% delle calorie, che potrebbero benissimo essere assunte direttamente dai vegetali con notevole risparmio di risorse (acqua, terreno) ma anche con meno emissioni di gas serra”.
I falsi miti e le fake news sullo stile di vita vegano
1. I vegani soffrono di carenze proteiche
“Spesso si pensa che l’alimentazione vegana non fornisca un apporto proteico sufficiente all’organismo. Ma in realtà tutti gli aminoacidi, anche quelli essenziali, provengono dal mondo vegetale. Ciò che è importante da un punto di vista nutrizionale non è la percentuale di amminoacidi essenziali nel singolo alimento vegetale, ma quelli contenuti in totale nella dieta giornaliera e con un’alimentazione vegetale si riesce a superare la quantità di proteine consigliata”.
2. I vegani hanno bisogno di assumere tantissimi integratori alimentari
“L’aspetto dell’integrazione suscita spesso diffidenza nei confronti dell’alimentazione vegana. Tuttavia, l’unico integratore che un vegano deve assumere rispetto a un non-vegano è la vitamina B12, una vitamina di produzione batterica che si trova sia nel terreno sia nello stomaco di alcuni ruminanti. Vitamina di cui necessitano anche i vegetariani, i flextiariani (i vegetariani flessibili, ovvero che consumano carne con delle limitazioni e a frequenza sporadica) e spesso anche chi consuma carne regolarmente, per motivi di mancato assorbimento o insufficiente apporto”.
3. Il ferro animale viene assorbito meglio dal nostro organismo
“Questa è una mezza verità. Il ferro animale, infatti, si assorbe in percentuale leggermente maggiore, ma senza possibilità di inibirne l’entrata quando invece se ne ha già in eccesso nei depositi - e un eccesso di ferro è pro-infiammatorio. L’assorbimento del ferro vegetale, invece, avviene in modo da mantenerne uno stato nutrizionale più che sufficiente in chi segue una dieta vegetale, senza pericolo di eccedere”.
4. Senza latticini non si assume abbastanza calcio
“Le mucche non producono il calcio, ma riversano nel loro latte quello presente nei vegetali che mangiano. Il calcio infatti è un minerale del suolo, che si concentra in alcuni vegetali in particolare. Consumando quindi verdure verdi in foglia, soia e derivati, crucifere, sesamo e mandorle, si è già a buon punto. Quasi tutte le bevande e gli yogurt vegetali presenti in commercio, inoltre, ne sono addizionati, rendendo il raggiungimento del fabbisogno di questo nutriente ancora più facile”.
5. L’eccesso di carboidrati fa ingrassare
“Una dieta vegana ha una densità calorica bassissima, il che, unito al suo elevato potere saziante, la rende uno stile alimentare vantaggioso per chi desidera mantenere il peso oppure deve intraprendere un percorso volto al calo ponderale. Con più carboidrati, si è solo più felici.”
6. È costosa e prevede troppi alimenti esotici
“A parità di frutta, verdure, cereali e frutta secca o semi oleosi che dovrebbero essere presenti anche in una dieta onnivora, quella vegana differisce per la fonte proteica utilizzata: i legumi costano molto meno della carne. Inoltre, gli alimenti che vengono da altri Paesi non sono affatto necessari per raggiungere l’adeguatezza nutrizionale della propria alimentazione vegana – lo si può fare anche a km0, preferendo l’olio di oliva all’avocado, il riso alla quinoa e le mandorle siciliane agli anacardi, per esempio”, conclude la dottoressa Goggi.
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