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A che ora bisogna andare a dormire per evitare problemi al cuore

Secondo i ricercatori alterare l’orologio biologico, andando a letto troppo tardi o troppo presto, può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari

Le malattie cardiovascolari sono tra le prime cause di mortalità nel mondo (con una stima di 18,6 milioni di decessi ogni anno). La prevenzione primaria rimane uno dei principali strumenti per combatterle. E’ stato, infatti, dimostrato che riducendo al minimo i fattori di rischio “modificabili” (ipertensione, obesità, diabete, fumo e ipercolesterolemia), attraverso cambiamenti nello stile di vita e controlli medici periodi, si riduce notevolmente la possibilità di contrarre queste malattie. Tra i fattori “modificabili” c’è anche il sonno di cui poco si parla, ma che contribuisce in modo importante alla salute del cuore e al benessere generale dell'organismo. Studi scientifici sulla relazione tra la tempistica del sonno e il rischio di malattie cardiovascolari, effettuati su campioni piccoli e basati su misurazioni del sonno auto-riferite, suggeriscono che l'interruzione del ritmo circadiano (ritmo fisiologico caratterizzato da un periodo di circa 24 ore) potrebbe essere un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. Dai dati emerge che il "disallineamento" prolungato dei ritmi circadiani (interruzione dei tempi del sonno) potrebbe essere associato a pressione sanguigna elevata, arteriosclerosi e, in generale, a un aumento del rischio di disturbi cardiovascolari.

Ad effettuare, per la prima volta, uno ampio studio ampio (su un grande campione di popolazione) su tale correlazione è stata l’azienda di assistenza sanitaria terapeutica Huma Therapeutics. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica European Heart Journal, ha dimostrato “una chiara associazione tra la tempistica del sonno e il rischio di malattie cardiovascolari”. Secondo gli scienziati esiste un orario perfetto in cui andare a dormire, e non rispettarlo potrebbe può mettere a rischio la salute del cuore, soprattutto delle donne. “Quel che abbiamo indagato - hanno spiegato i ricercatori - non è la salute del sonno, intesa come qualità, efficienza, durata, vigilanza e tempi del sonno, ma ci siamo concentrati sulla tempistica del sonno come variabile indipendente da qualsiasi altro fattore”.

Cos’è il ritmo circadiano

Il ritmo circadiano è il nostro “orologio biologico interno” che ci consente di vivere in equilibrio con l’ambiente esterno, adattando il nostro organismo ai diversi momenti nell’arco delle 24 ore, e, quindi, all’alternanza di luce e buio. Se questo ritmo viene alterato, rischiamo di correre maggiori rischi di sviluppare alcuni tipi di tumori: questo perché in quasi tutte le cellule dell’organismo umano (ma anche in quelle degli animale e delle pianta) esiste un gene che regola la produzione di una proteina che si accumula durante il giorno e diminuisce durate la notte. Il ritmo circadiano regola molte funzioni importanti dell’organismo come la temperatura corporea, la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca, i livelli di ormoni, il metabolismo e altri parametri durante la giornata, regolando il ritmo sonno/veglia sulla base di questi parametri biologici. Il malfunzionamento di questi processi biologici è sempre più chiaramente collegato a disturbi quali malattie infettive, malattie cardiocircolatorie, diabete, obesità, e probabilmente anche il disturbo da deficit di attenzione e il morbo di Alzheimer.

Lo studio

I ricercatori hanno recuperato dati (e parametri di salute) di oltre 500.000 partecipanti (della coorte dello studio UK Biobank) di età compresa tra 37 e 73 anni, reclutati tra il 2006 e il 2010. Per lo studio in questione , gli studiosi hanno considerato solo i dati relativi alle persone che, tra il 2013 e il 2015, avevano accettato di indossare un accelerometro da polso per 7 giorni che ha misurato la qualità, la durata e l’irregolarità del sonno. Lo studio ha incluso, alla fine, 88.026 partecipanti con il 57,9% di donne e il 41,6% di uomini, di età compresa tra 43 e 79 anni. In media, dopo circa 5-6 anni dalla racconta delle informazioni, ci sono stati 3.172 partecipanti (il 3,58%) che hanno sviluppato un evento cardiovascolare (infarto miocardico, insufficienza cardiaca, cardiopatia ischemica cronica, ictus e attacco ischemico).

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Qual è l’orario ottimale in cui andare a dormire

Tenendo conto dei parametri di salute delle persone prese in esame e dell’orario in cui andavano a dormire, i ricercatori hanno notato che un rischio più elevato di problemi cardio-vascolari era legato ad un orario del riposo che iniziava dopo la mezzanotte. In particolare, coloro che si addormentavano a mezzanotte o più tardi avevano un rischio maggiore del 25% di sviluppare malattie cardiovascolari, mentre chi si addormentava prima delle 22 aveva un rischio maggiore del 24%. Addormentarsi solo un’ora dopo era comunque controproducente: chi si addormentava tra le 23 e le 24 aveva un rischio maggiore del 12% di malattie cardiovascolari rispetto a chi si addormentava nell’ora precedente. L’orario ottimale in cui andare a dormire rimaneva, quindi, nella finestra di tempo tra le 22 e le 23. I dati emersi dallo studio confermano i risultati di ricerche precedenti secondo cui il sonno irregolare è associato a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari.

Quanto è importante la durata del sonno

I ricercatori hanno osservato che l'associazione tra l’interruzione del ritmo circadiano e l’insorgenza di malattie vascolari persisteva anche dopo aver modificato l’orario in cui si andava a dormire (prima o dopo le 22/23). “Abbiamo “corretto” tutti gli altri fattori di rischio cardiovascolare più comuni ed era chiaro che anche questa associazione è in qualche modo significativa», ha affermato il dottor David Plans, capo della ricerca presso Huma Therapeutics e docente senior presso l’Università di Exeter. I numeri sono stati "aggiustati" in modo da escludere variabili come età, fattori di rischio o altri elementi confondenti e si è visto che l’associazione tra orario-inizio-sonno al fuori dell’intervallo ottimale 22-23 e i problemi cardio-vascolari persisteva anche dopo la correzione sulla durata e irregolarità del sonno”. In conclusione, quindi, “sia le durate di sonno brevi che quelle lunghe sono associate a un rischio cardiovascolare più elevato”.

A rischiare di più le donne in menopausa

Le malattie cardiovascolari sono descritte in letteratura come malattie che colpiscono soprattutto gli anziani maschi occidentali. Le differenze nel rischio cardiovascolare tra donne e uomini, consolidate da tempo sono in parte dovute alle donne che tipicamente hanno un certo grado di cardioprotezione nel periodo di fertilità. Dopo la menopausa, tuttavia, i tassi di incidenza delle malattie cardiovascolari nelle donne aumenta fino a incontrare o addirittura superare i maschi, probabilmente a causa della diminuzione degli estrogeni. Questa diminuzione causa, infatti, non solo una scarsa durata o qualità del sonno, ma anche una minore protezione dagli eventi cardio-vascolari. Quel che suggeriscono i risultati dello studio dell’Huma Therapeutics, in più a tali evidenze, è un aumentato rischio di malattie cardiovascolari nelle donne in presenza di interruzione del ritmo circadiano (dovuto ai tempi del sonno) indipendentemente da altri fattori. 

Pro e contro dello studio

Il principale punto di forza di questo studio è l’aver condotto l’indagine su un ampio campione he comprende dati sulla salute basati su misurazioni oggettive e non su misure del sonno auto-riferite tramite questionari o diari del sonno. Tuttavia, la coorte esaminata è composta prevalentemente da soggetti “bianchi di origine britannica” e provenienti da ambienti socioeconomici più elevati, con il conseguente fenomeno "più sano e più ricco". “Ciò - spiegano i ricercatori - significa che i risultati presentati potrebbero non essere estesi anche ad altre aree geografiche, per questo motivo sono necessarie ulteriori ricerche su campioni ampi e più rappresentativi della popolazione globale”. Inoltre, andare a letto presto o tardi può essere legato a lavori che prevedono turni notturni che di per sé condizionano la salute del cuore, oppure a comportamenti, come stare fuori fino a tardi o bere alcolici, che a loro volta sono fattori di rischio cardiovascolare, e questi parametri non sono stati valutati nello studio.

Nuove Linee guida per la prevenzione delle malattie cardiovascolari

Quanto sia importante un buon sonno per mantenere in salute il nostro organismo era già noto ai più. I risultati dello studio dell’Huma Therapeutics hanno dimostrato in più che il “disallineamento” prolungato del ritmo circadiano può portare, come già indagato in precedenti ricerche, a pressione sanguigna elevata, ridotta qualità del sonno e aterosclerosi, tutti meccanismi biologici che aumentano il rischio cardiovascolare. “Andare a dormire troppo presto troppo tardi - ha spiegato il dottor Plans - può far sì che gli individui si “disallineino” con gli orari della luce del giorno. Se l’orologio biologico non viene ripristinato nel più breve tempo possibile, il “disallineamento” aumenta l’infiammazione e può compromettere la regolazione del glucosio, fattori che aumentano il rischio di malattie cardiovascolari”.

“Alla luce di queste evidenze, - concludono i ricercatori - la Sanità pubblica dovrebbe porsi come nuovo obiettivo l’approfondimento di questa importante correlazione e aggiornare le Linee guida per la prevenzione delle malattie vascolari inserendo tra queste il rispetto dei tempi del sonno e dei ritmi circadiani”.

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